Qui di seguito sono riuniti alcuni consigli su come muovere i primi passi nel settore offerti, nel corso degli anni, dagli iscritti a Biblit, cui va un ringraziamento speciale.
È bene sottolineare che non esiste una regola aurea: quello che ha avuto successo in un caso potrebbe non avere la stessa riuscita in un altro. Si tratta comunque di spunti interessanti, frutto dell’esperienza di traduttori di diversa formazione e specializzazione.
Se le risposte sottostanti non risolvono i tuoi dubbi, puoi partecipare a uno degli incontri di orientamento professionale organizzati da Biblit. Segui il sito o la newsletter Biblitiana per conoscere data e luogo dei prossimi incontri.
Se invece preferisci una consulenza personalizzata, contatta info[at]biblit.it per maggiori dettagli.
-
Per diventare traduttore letterario è necessaria una laurea specialistica?
Molti traduttori provengono da scuole ed esperienze professionali completamente diverse. Quello che è indispensabile è un’ottima conoscenza della lingua di partenza e di quella di arrivo. Una conoscenza che si presuppone estesa anche alla letteratura, alla cultura, alla società, alla storia e ai vari temi associati alle lingue scelte.
-
Quanto è utile frequentare un corso di formazione?
Frequentare un corso di formazione sulla traduzione letteraria, che sia in presenza oppure online, è un’ottima palestra professionale, purché il corso sia tenuto da traduttori professionisti, preveda un congruo numero di ore di esercitazioni pratiche e incontri con esponenti editoriali che illustrino le dinamiche del settore. È preferibile orientarsi verso corsi che rientrano in un programma stabile di formazione continua e sono organizzati con cadenza regolare.
-
Come stabilire i primi contatti con gli editori?
Frequentare convegni, saloni del libro, fiere, mostre. Insomma, farsi vedere e conoscere in tutti quei posti in cui c’è un’alta concentrazione di editori e addetti ai lavori. Sfruttare l’occasione per farsi indicare il nome di un refente della casa editrice per la narrativa straniera e inviare alla sua attenzione il proprio CV, proponendosi per una prova di traduzione, a fiera conclusa. Evitare il volantinaggio selvaggio presso gli stand, meglio piuttosto tenere a portata di mano un biglietto da visita professionale.
Presentare una proposta editoriale inedita. Condizione essenziale è che i diritti del testo che si desidera proporre siano ancora negoziabili. Altra condizione essenziale è non sparare nel mucchio, ma scegliere con cura le case editrici cui inviare la proposta in base alla loro linea editoriale. -
Come fare per sapere se il testo che si desidera proporre è già stato tradotto?
Un ottimo punto di partenza è il Catalogo del servizio bibliotecario nazionale. Se l’opera è già stata tradotta, risulterà tra le schede bibliografiche. Un aiuto può venire anche dal catalogo dei libri in commercio, consultabile nelle principali librerie, virtuali e fisiche.
Una volta appurato che l’opera non è presente in caralogo, si aprono due possibilità:- l’opera è in pubblico dominio (ovvero l’autore è morto da più di 70 anni oppure, nel caso di opera postuma, il testo è stato pubblicato da più di 70 anni. Attenzione: negli Stati Uniti il Sonny Bono Copyright Term Extension Act del 1998 ha riconosciuto alle opere pubblicate tra il 1923 e il 1977 una copertura di 95 anni). In questo caso, chiunque può tradurre e pubblicare l’opera senza acquistarne i diritti di utilizzo.
- l’opera non è in pubblico dominio. È necessario contattare la casa editrice dell’opera originale e chiedere se i diritti dell’opera sono stati venduti in Italia. In caso di risposta affermativa, è molto probabile che il testo sia già stato assegnato a un traduttore. Comunque, nulla vieta di contattare la casa editrice italiana che ha acquistato i diritti e proporsi per il lavoro. Non si sa mai.
-
Nel caso di una proposta editoriale, quanta parte della traduzione inviare alla casa editrice?
Il primo capitolo dell’opera ed eventualmente qualche brano significativo, il tutto corredato dal relativo capitolo/brano originale in modo che l’editore possa anche valutare il lavoro di traduzione. Mai inviare tutta la traduzione. Depositare il proprio lavoro presso il Deposito opere inedite della SIAE prima di sottoporlo all’attenzione dell’editore non mette al riparo da ogni rischio.
-
Qual è la lunghezza accettabile di una prova di traduzione?
Secondo un sondaggio effettuato presso i colleghi dal traduttore Simon Turner, curatore del Tariffometro, le prove, retribuite o meno, vanno da un minimo di 8.000 – 10.000 battute a un massimo di 30.000 – 40.000 battute (se il lavoro in ballo è particolarmente corposo). La media, comunque, si attesta intorno alle 15.000 – 22.000 battute. Anche le traduzioni di saggistica non si discostano molto da queste cifre. Alcune osservazioni scaturite dal sondaggio:
- prima di accettare la lunghezza “massima”, bisogna essere certi che il cliente sia in buona fede e che non intenda usare la prova solo per farsi fare una traduzione senza pagarla;
- nella maggior parte dei casi, il cliente accetterà una prova di lunghezza “minima” o “‘media”. Se va oltre, conviene chiedere il perché;
- a meno che non sia per un progetto specifico, è ragionevole per un cliente chiedere di svolgere una prova in un determinato lasso di tempo da lui stabilito, come è ragionevole per il traduttore poter decidere quando cominciare;
- è normale chiedere al traduttore di fare la parte iniziale di un lavoro (il primo capitolo di un libro, ad esempio) oppure, per un testo molto variegato, alcuni brani scelti da varie parti dell’opera.
-
Quali sono i termini di pagamento generalmente indicati nei contratti?
Attenzione a questo aspetto fondamentale. È fortemente sconsigliato accettare compensi esclusivamente in royalty (percentuale sulle vendite). A meno che il titolo non sia un best-seller, il rischio è di ritrovarsi con pochi spiccioli in tasca. D’altra parte, chi offre questa forma di compenso sa già che il titolo non avrà un gran successo commerciale. Accettare un lavoro poco retribuito può andare bene per rompere il ghiaccio e inserire un primo titolo nel CV, ma non è certo una politica valida su cui costruire una carriera. Se si pattuisce un compenso in royalty, chiedere un anticipo non restituibile da pagarsi alla firma del contratto o alla consegna della traduzione, in modo da garantirsi almeno un minimo di compenso.
Il compenso per le traduzioni viene calcolato dalla maggioranza degli editori in cartelle da 2.000 battute.
Altri punti importanti su cui fare attenzione:-
Non accettare clausole che prevedano il pagamento del compenso pattuito (o anche solo parte di esso) alla pubblicazione dell’opera. La pubblicazione potrebbe tardare per scelta dell’editore indipendentemente dalla volontà del traduttore. Nella maggioranza dei casi, il termine di pagamento viene calcolato a partire dalla consegna o approvazione della traduzione. Naturalmente, il traduttore può chiedere, e talvolta ottenere, anticipi di pagamento alla firma del contratto o in relazione all’avanzamento del lavoro o in date prefissate.
-
Può capitare che la redazione chieda di iniziare la traduzione in attesa dell’invio del contratto. Si può accettare o meno a seconda del proprio grado di fiducia nell’interlocutore. In ogni caso, prima di iniziare il lavoro si consiglia di fissarne almeno le condizioni basilari in uno scambio via e-mail (compenso a cartella di tot battute, data di consegna, termini del pagamento, ecc.).
-
Per maggiori informazioni sui compensi e sulle condizioni professionali, consulta l’inchiesta di Biblit sui compensi per le traduzioni in diritto d’autore nella sezione Inchieste del sito.