Pubblicato il giorno 23 aprile 2020 Archiviato in: Editoria

Le biblioteche al tempo del COVID-19

In un articolo su Publishers’ Weekly, Sari Feldman, ex executive director della Cuyahoga County Public Library di Cleveland (USA), si interroga sul futuro delle biblioteche pubbliche, avanzando alcune ipotesi che, sebbene riferite al contesto statunitense, offrono interessanti spunti di riflessione.

La prima considerazione da fare è che il distanziamento sociale imposto dall’epidemia sta mettendo in discussione il fondamento stesso del concetto di biblioteca pubblica. Il timore del contagio sta già irrigidendo l’atteggiamento della gente nei confronti della condivisione e di certo saranno in molti a interrogarsi sulla sicurezza delle modalità di gestione e circolazione dei materiali presenti nelle biblioteche, libri inclusi.

Il libero accesso alle biblioteche, intese come luogo fisico, è sempre stato un valore fondante e nel tempo le strutture si sono evolute, configurando i propri spazi in modo più sociale e funzionale per adattarsi alla trasformazione digitale. Questo valore resterà uguale nell’era del distanziamento sociale? Le biblioteche dovranno fornire strumenti di protezione ai propri utenti, ad esempio, per consentire la consultazione del catalogo attraverso computer condivisi? I genitori vorranno ancora portare i propri figli alle consuete iniziative di lettura per bambini? Gli anziani troveranno ancora nella biblioteca un luogo ideale dove trascorrere del tempo a leggere?

È possibile che la crisi legata alla pandemia incida anche sul rapporto con gli editori e sulla capacità delle biblioteche di continuare a promuovere con la stessa efficacia libri e autori. Alcune biblioteche hanno risposto all’emergenza orientando la propria attività su piattaforme virtuali, quali Zoom. Ciò nonostante, la difficoltà di gestire in modo più dinamico ed esperto la propria presenza sul Web, l’annullamento degli eventi in presenza, la contrazione dei palinsesti editoriali, la cancellazione delle fiere (un canale importante per i contatti tra bibliotecari ed editori) rischiano di diventare un ostacolo non indifferente al ruolo tradizionalmente svolto dalle biblioteche nella promozione di nuovi libri e nuovi autori.

A seguito della chiusura per l’emergenza sanitaria, inoltre, molte biblioteche hanno sospeso l’acquisto di titoli a stampa, con prevedibili ricadute sul mantenimento di un catalogo articolato e interessante. Superata la fase di chiusura, quante biblioteche avranno risorse economiche sufficienti per acquistare i libri pubblicati durante l’emergenza o per mantenere in piedi sia l’offerta tradizionale che quella digitale? È prevedibile che i titoli disponibili in formato digitale (ebook o audiolibri), così come i servizi in streaming, assumeranno nel prossimo futuro un ruolo sempre più centrale. Si è già assistito a un’impennata del numero di biblioteche che offrono tessere virtuali e al conseguente massiccio incremento di prestiti digitali. Nell’ultima settimana di marzo 2020, dopo l’entrata in vigore delle restrizioni alla circolazione, l’app OverDrive Libby è stata scaricata e installata da circa 250.000 lettori, un numero impressionante. Questo improvviso spostamento sul digitale non solo delle attività di lettura, ma anche di quelle formative, oltre ai problemi di natura economica già citati, pone in drammatico rilievo le diseguaglianze sociali nell’accesso alla cultura e l’esigenza di considerare il collegamento a Internet come un bene primario di cui tutti, individui, scuole, comunità, devono poter godere in pari misura.

Un altro aspetto importante su cui la modalità digitale avrà conseguenze difficili da prevedere è il rapporto delle biblioteche con la comunità locale. In un contesto in cui ebook e audiolibri possono essere scaricati via Internet, la posizione geografica perde ogni importanza, con il rischio che gli utenti finiscano per identificarsi più con il marchio del servizio (nell’esempio citato, OverDrive) che con la propria biblioteca locale.

Fonte: Publishers’ Weekly

Per comprendere meglio la complessità della tutela della salute nelle biblioteche e le possibili conseguenze sulla fruizione degli spazi, si vedano le indicazioni operative pubblicate da AIB nel proprio sito.

La foto che accompagna questo articolo nella homepage di Biblit è del Sistema Bibliotecario Vimercatese, concessa in Licenza CC, e ritrae La Biblioteca di Agrate.

Pubblicato il giorno 23 aprile 2020 Archiviato in: Editoria

Appello congiunto al Governo di bibliotecari, editori e librai

AIB-Associazione Biblioteche Italiane, AIE-Associazione Editori Italiani e ALI-Associazione Librai Italiani hanno siglato un appello congiunto al Governo per un intervento mirato e urgente a sostegno del libro.

Nell’appello, intitolato “Ripartire dai libri”, sono citati espressamente gli autori e i traduttori come categoria particolarmente colpita, sottolineando come l’assenza di adeguate protezioni sociali e la riduzione dei redditi da diritto d’autore, dovuta al calo delle vendite atteso fino alla fine dell’anno, crei “sacche poco visibili di difficoltà. Si stima che ci saranno quest’anno 3100 libri in meno da tradurre e ad oggi nessuna tutela è prevista per compensare i traduttori per i mancati redditi.”

Secondo l’appello, “Le chiusure generano la più grave crisi attraversata dal libro dal Dopoguerra. Già a fine marzo il 64% degli editori librari aveva fatto ricorso alla cassa integrazione o era in procinto di farlo. Il numero delle novità previste nel 2020 era stato riprogettato con una riduzione del 31% rispetto ai programmi di inizio anno, con conseguenze pesanti sui posti di lavoro nei settori della carta, della stampa e nei service editoriali e grafici, ma anche per autori e i traduttori”.

Testo dell’appello

Comunicato stampa del 20 aprile 2020

La foto che accompagna l’articolo nella homepage di Biblit è “200808, a Book Odissey” di Éole Wind, concessa in licenza CC.